Bianca come la neve, Rossa come il sangue

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  1. >Alicetta<01
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    Ahahah hai ragione Luowl! Si dovrà presto ricredere Matthew :hhhehe:
    Vi lascio al capitolo:

    Troppa solitudine è spesso paura d’amare. E amare troppo è spesso paura di stare soli



    Matt ridacchiò. Una ragazza, davanti a lui, lo guardava male.
    -Ehi, Matt, hai suonato al portone?- Friedrich lo affiancò, ma si accorse solo dopo della ragazza.
    La squadrò sorpreso. Gli occhi rossastri risaltavano sulla carnagione bianca.
    -Chi siete?- chiese un po' sfrontato. Non gli piaceva che fosse così vicina al suo Matt.
    -La proprietaria di questa casa, e vi consiglio di essere più educato visto che siete miei ospiti- ribatté altezzosa Margò. Era lei quella che doveva fare le domande.
    Dei lampioni si accesero. Il buio era sceso da poco ad abbracciare la città.
    -Oh, mi dispiace del comportamento avventato del mio amico, signorina...?- Matt lasciò la frase in sospeso.
    -Margò Evans. Voi dovreste essere l'attore- all'albina il tono suadente che aveva usato Matt non la sfiorò minimamente. Poteva essere anche un grande corteggiatore, ma le era sembrato solo un leccapiedi viziato.
    -Oh. Possiamo intanto entrare e continuare lì le nostre presentazioni? Fa freddo qua fuori- propose Matt.
    Margò annuì e gli accompagnò dentro l'abitazione.
    Quando entrarono, lo sguardo sorpreso dei due giovani non le sfuggì. Pensavano forse che la sua casa non fosse alla loro altezza?!
    -Cari amici! Siete arrivati!- Meridia non tardò ad arrivare.
    Strinse i due ospiti in uno stretto abbraccio.
    Friedrich non approvò molto quel gesto troppo informale ed esagerato. Nessuno poteva abbracciare in quel modo il suo piccolo Matt. Si cominciava bene.
    -Ecco, questa è la mia Margi. Margò cara, questi due gentiluomini sono rispettivamente Matthew Rainsworth e Friedrich Judge!- continuò con le presentazioni Meridia.
    Sempre riempiendoli di sorrisi melliflui, gli fece accomodare sul comodo divano.
    -Spero che il viaggio sia stato piacevole!- la matrigna di Margò versò un po' di tè bollente in delle tazzine.
    Margò roteò gli occhi. Avrebbe voluto scappare via. Non voleva vedere come quel Matthew ghignava falsamente lusingato dalle attenzioni di Meridia.
    -Bene signora. Non vedevamo però l'ora di arrivare, siamo molto affamati- rispose cortesemente Friedrich. Doveva ricordarsi che in ballo c'era la sua e quella di Matt di reputazione.
    -Stiamo aspettando gli altri due ospiti. Mia nipote Emily scenderà a momenti- in realtà Meridia era nervosa. E aveva mentito. Il cognome Montgomery lo conosceva benissimo.
    Matt era alquanto scocciato. Sicuramente gli altri due erano davvero stupidi per permettersi di farlo aspettare.
    -Zia!- una timida voce si sentì dalle scale.
    -Emily, siamo in soggiorno, vieni pure!-
    La ragazza avanzò lentamente, torturandosi il vestito viola.
    A Margò venne da ridere. Mai aveva visto persona più incapace di Emily.
    Si era divertita molto a prenderla in giro ogni volta che sbagliava. Era stata il soggetto dei suoi scherzi per buona parte del pomeriggio.
    -Eccola qua, la mia piccola Emily!- Meridia la prese per un braccio e la portò davanti ai due ospiti.
    Matthew e Friedrich si scambiarono una veloce occhiata.
    Si alzarono e le baciarono la mano, facendola arrossire.
    -Molto onorato di fare la vostra conoscenza- sussurrò Matt. Le riservò un sorriso enigmatico, che faceva cadere ai suoi piedi buona parte delle ragazze che avevano il privilegio di conoscerlo.
    -Il piacere è tutto mio...- rispose Emily ancora più rossa.
    Margò evitò di guardare la scena che le si presentò: Matt fece accomodare Emily vicino a lui e le sussurrava qualcosa nell'orecchio, facendola ridacchiare. A che gioco stava giocando?!

    -Non ci voleva proprio!- esclamò Jack quando arrivarono anche loro davanti l'abitazione.
    Un cervo aveva causato un incidente, bloccando la via. La loro carrozza per poter proseguire e arrivare a destinazione aveva dovuto prendere una strada secondaria, molto più lunga.
    A quel punto Alice voleva saltare giù e arrivare a piedi, ma Jack la rimproverò e la minacciò finché la ragazza non dovette abbandonare la sua idea.
    Bussarono al portone, e poco dopo un baffuto domestico venne ad aprire.
    -Venite, la signora Murphy vi sta aspettando-
    Entrarono e, con un po' di ritardo, vennero accolti dal resto degli ospiti.
    Alice intercettò subito Meridia, che per un momento rimase pietrificata, ma che poi gli accompagnò subito dagli altri sorridendo a più non posso.
    La rossa aveva ridacchiato. L'aveva riconosciuta. Era sicura che aveva rivisto in lei suo padre.
    Jack andò subito ad abbracciare Emily, che si allontanò imbarazzata da Matthew, che invece si alzò andando a porgere i suoi saluti.
    Quando si avvicinò ad Alice, la ragazza notò una strana puzza.
    Ma solo guardandolo negli occhi capì tutto.
    L'odore della morte era inconfondibile.
    -Voi dovreste essere la signorina Montgomery?- Matt la guardò perplesso. Aveva notato il suo sguardo.
    -Si. E voi quell'attore... Adesso mi sfugge il nome!- Alice si tirò uno schiaffetto alla testa. Non era vero che non ricordava il nome. Voleva solo divertirsi un po' a prenderlo per i fondelli.
    -Rainsworth Matthew- la corresse irritato.
    -Oh, giusto!- la rossa fece più tardi anche la conoscenza di Friedrich, che decise di starle lontano perché in un certo senso, lo metteva a disagio.
    Quando poi Margò e Alice furono faccia a faccia, ci fu uno scambio di sguardi.
    Margò pensò che per essere una ragazza, fosse troppo alta, mentre Alice pensò che quei strambi capelli bianchi... Erano davvero strani.
    -Margò- disse l'albina continuando con la sua ispezione.
    -Alice- la rossa invece continuò a guardandola negli occhi, con fare un po' sfrontato.
    -Allora, che ne dite di accomodarci a tavola?- propose Meridia.
    Matt le sorrise e si sedette a capotavola. Alice rifletté su quando poteva ucciderlo, eliminando la sua disgustosa presenza.
    Margò, invece, iniziò ad osservare gli altri pronta a scattare come una molla e dimostrare le sue qualità da sfacciata e da lingua tagliente.
    Jack, pensò che Emily guardasse troppo spesso il signorino Matthew, e sentì crescere dentro di lui dell'astio.
    Friedrich, decise che per quella volta avrebbe fatto giocare senza intromettersi il suo Matt.

    Light si accomodò nel suo morbido letto e si tirò sopra le coperte di cotone.
    Faceva freddo, ma il suo pigiamino in pile bastava a tenerla calda.
    Le tendine in pizzo ogni tanto, quando il vento soffiava, volteggiavano rivelando il paesaggio notturno.
    Light teneva sempre la finestra semi aperta. Così, quando iniziava a far mattino, le bastava la timida luce del sole a svegliarla.
    Si guardò in giro, soffermandosi ogni tanto sugli oggetti che le erano famigliari.
    Sulla cassettiera in legno bianco delle boccette di profumo a buon mercato si intravedevano dietro ad una pila di vestiti.
    Sulla maniglia rotonda del piccolo armadio a due ante era appesa la sua divisa.
    Lavorava infatti in un'osteria poco fuori città, e doveva indossare ogni giorno un vestito blu scuro e un grembiule con sopra ricamato il nome del locale "Les délices du palais". Infatti il cuoco era francese, e non vedeva l'ora di trasmettere in ogni suo piatto un po' della sua cultura.
    Light lo odiava, anche se le dava una paga generosa. Si faceva troppo l'aristocratico e pensava solo ai suoi problemi.
    Era semplicemente un adulto.
    Light si rigirò nel letto. Non riusciva a prendere sonno.
    La mattina prima si era svegliata con un fastidioso mal di testa, che per fortuna era passato velocemente così come era venuto.
    Nel pomeriggio però durante il suo turno di lavoro, mentre puliva i tavoli in legno e poteva vedere grazie alla grande vetrata la strada e i campi di grano, una carrozza ricchissima di disegni laccati in oro intagliati nel pregiato legno passò davanti a lei. Era rimasta ammutolita dalla bellezza di quel mezzo di trasporto.
    Era così raffinata ma allo stesso tempo non esageratamente pacchiana.
    Light pensò che fosse di sua Maestà, ma poi aveva notato lo stemma di una rosa bianca con una goccia di liquido rosso che colava macchiando i petali.
    Allora il pensiero le era andato subito a quell'attore del teatro, Matthew Rainsworth. Era riuscita qualche volta ad assistere alle sue esibizioni, e ne era rimasta sempre incantata.
    Interpretava personaggi con un passato crudele, che avevano accumulato la rabbia negli anni.
    Lei si rispecchiava in quelle storie.
    Sospirò stanca, e con una ciocca di capelli, si coprì l'occhio rosso.
     
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    Pura Poesia.
    Sopratutto il Mio Personaggio e Alice xD
    Ma secondo me a questa festa qualche coppia scoppierà
     
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  3. >Alicetta<01
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    Perspicace la ragazza XD Si, in effetti...
    Qualcuno farà separare qualcun altro :hhhehe:
     
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    Ellapeppaaaa! :eeeh:
    Siete sicuri che il morto sia io, oppure voi... Stolti, ingenui, sensibili umani :lolol: ?

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  5. >Alicetta<01
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    ... Ora che mi ci fai pensare...
    Dobbiamo iniziare ad avere paura? O.o
     
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    Ahahaha lo scopriremo nei prossimi capitoli! :eyey:

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  7. >Alicetta<01
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    Mi chiede: “Fa molto male morire? ”
    “Beh, tesoro,” rispondo, “sì, ma fa molto più male continuare a vivere”



    -Allora, com'è il pollo?- chiese curiosa Meridia. Ogni tanto lanciava uno sguardo ad Alice. Era vero. In lei aveva rivisto suo padre. Aveva ripreso l'altezza e gli occhi neri da lui.
    -Buonissimo!- le rispose sorridendo Jack. Quando aveva visto le pietanze arrivare, non ci aveva pensato due volte a iniziare a mangiare tutto ciò che aveva nel piatto.
    -E voi, Matthew?- Meridia era curiosa di sapere il parere dell'attore.
    -Come ha detto il signorino Collins, è delizioso- Alice notò lo scambio di sguardi tra Matt e Jack.
    Si irrigidì ancora di più.
    Margò intanto stava versando un po' di salsa sulla coscia di pollo. Per i suoi gusti era un po' secca, ma la pelle era bella croccante.
    -È un po' asciutto...- brontolò rivolgendo l'attenzione alla matrigna, che fece finta di non sentire. Forse non voleva che si ripetesse la scena dell'altra volta. Ma Margò aveva intenzione di non comportarsi di nuovo in quella maniera. Non voleva mostrare di nuovo le sue debolezze.
    Matt invece pensò che, per movimentare un po' la serata, doveva avvicinarsi di più ad Emily. L'aveva puntata: sarebbe stata la sua nuova preda. Poco importava se era già fidanzata con quel Collins. Era sì, forse più bello di lui, ma non poteva vincere contro di Matt. Tutte le dame parlavano sempre delle sue doti seduttive.
    Era sicuro che per quella volta il suo amato Friedrich l'avrebbe perdonato. Voleva solo un po' giocare.

    Dopo aver finito di mangiare, Meridia pregò il signorino Judge di esibirsi.
    Friedrich, un po' a disagio annuì.
    Meridia, però, volle che anche Margò provasse a suonare qualcosa al pianoforte, anche se non era brava come il violinista, puntualizzò spingendo letteralmente la figliastra davanti al piano.
    Margò sorrise arrogantemente. Così tutti avrebbero potuto vedere quanto fosse brava.
    Si accomodò aspettando che il signorino Judge sistemasse il suo strumento.
    Chiuse gli occhi, tanto sapeva a memoria la collocazione delle note.
    Prese un bel respiro e iniziò a suonare una melodia triste, ma che aveva un bel ritmo, non monotono come quello delle maggior parte delle canzoni tristi.
    Friedrich la seguì, improvvisando.
    Matt guardava orgoglioso la schiena dell'amato.
    Adocchiò però Alice che era tutta sola, e decise di provare a conversare.
    Alla fine, restava pur sempre un chiacchierone.
    -Ah, cosa c'è di meglio che della buona musica? Non c'è niente di più emozionante- disse avvicinandosi.
    Alice lo guardò un attimo, la mano vicino al fodero della spada.
    -Sbaglia. La cosa più emozionante è infilzare con la spada un uomo, vederlo sprecare il suo ultimo respiro, o meglio ancora la guerra- ribatté fredda la ragazza.
    Matthew colse nel suo tono di voce della minaccia.
    -Anche dell'amore? Non pensavo fosse così burbera-
    -Anche dell'amore- Alice guardò per un attimo Jack ed Emily -Il tempo svela l'amore per quello che è: un'illusione per gli stupidi-
    Matt si sentì offeso. Non era per niente stupido, lui.
    Non disse nient'altro. La rossa invece continuò a lanciargli delle occhiate.
    Il tanfo che emanava era così nauseante. Ma forse solo lei poteva sentirlo.
    "Uccidilo! Uccidilo! Uccidilo!" urlò la vocina. Alice strinse il manico della spada.
    Con un colpo secco sarebbe riuscita tranquillamente a staccargli la testa. Un altro della sua razza, anni prima, le aveva strappato suo padre.
    Osservò Jack. Era felice insieme ad Emily. Lei invece, doveva macchiarsi ancora le mani di sangue per poter sorridere finalmente.
    Tirò fuori per metà la spada, quando qualcuno la strattonò via.
    -Ehi, vieni più vicino ad ascoltare!- si girò per vedere chi l'avesse trascinata lontana da Matthew.
    Jack.
    Il ragazzo le sorrise, e sempre tendendole il braccio, le ordinò di ascoltare l'esibizione.

    Margò smise di suonare. Le emozioni che aveva provato suonando scivolarono via.
    Tutti erano rimasti ammutoliti.
    Si alzò e insieme a Friedrich fece un piccolo inchino.
    Seguirono degli applausi, e il signorino Judge si complimentò con lei.
    Margò non si montò la testa per i complimenti ricevuti. Anzi. A dirla tutta non vedeva l'ora di allontanarsi dal piano.
    Quando faceva scorrere le dita sui tasti, non era più il cervello a comandare sul corpo, ma le emozioni.
    Non le piaceva essere così vulnerabile.
    Si accomodarono di nuovo, e tenne d'occhio per un po' Matt.
    Era palese che stesse cercando di conquistare Emily. Era ancora più stupida di quel che sembrava, allora!
    Beh, non erano fatti suoi. Prima di andare a dormire avrebbe ripensato a quello che era successo, e si sarebbe fatta una sana risata.
    Cambiò poi soggetto da osservare.
    Quella strana Alice Montgomery sembrava studiare ogni mossa di Meridia.
    Che la sua matrigna le avesse mentito? Probabilmente.
    Si arrabbiò non poco. Era decisa a scoprire la verità.
    "Quanti dilemmi, quanti problemi! Ora, sarai abbastanza astuto a riuscire a risolvere l'enigma della
    vita?" pensò. Lei ci era riuscita solo in parte.
    Chissà se i suoi genitori avevano pensato a lei prima di morire.
    Toh. Ecco un dubbio in più.

    Light si svegliò nel cuore della notte.
    Lo stomaco brontolava furioso. Reclamava cibo.
    Appena rientrata a casa non aveva seguito il consiglio del vecchio Burt, ma si era direttamente coricata a letto.
    Si poteva essere troppo stanchi per mangiare?
    Si alzò impacciata dal comodo giaciglio e si diresse a tentoni verso la cucina.
    Tastò la candela che si trovava sul tavolo e l'accese con l'accendino che si trovava accanto.
    La debole fiamma le illuminò un poco la stanza, bastava giusto per permetterle di cercare qualcosa dentro la dispensa.
    Il sacchetto bianco con dentro le fragole attirarono la sua attenzione.
    Lo prese in mano e con delicatezza si portò una fragolina alla bocca.
    Era leggermente aspra, ma a Light piacevano così.
    Cercò poi dello yogurt, ma si ricordò che l'ultimo barattolino rimasto era andato a male.
    -Accidenti! E ora come faccio?-
    Cercò tra i cassetti e tra gli scaffali, ma erano quasi vuoti.
    Sbuffò, al limite della sopportazione.
    Alzò lo sguardo ed ecco, proprio là sul bancone, un barattolo di cioccolata.
    Si affrettò a prenderlo. Lo aprì svelta e iniziò ad immergerci le fragole.
    "Non è un pasto salutare, ma è buono" pensò mentre si leccava le dita sporche.
    Finito velocemente di mangiare, rimise tutto a posto e andò a sciacquarsi le mani appiccicose al bagno, così avrebbe approfittato anche per lavarsi i denti.
    Lavandosi le mani, si specchiò rimanendo stupita di come l'occhio sinistro, di color cremisi, stonasse con tutto il resto.
    Il viso grazioso e i lunghi capelli celesti, non centravano proprio niente con quell'occhio rosso.
    Decise che però tutti nascevano con un difetto, e quello era il suo.
    Solo, che probabilmente anche i suoi genitori dovettero pensare che lei fosse tutto un difetto.

    Eccone un altro XD Mi sto dando alla pazza gioia con questi capitoli :rollroll:
     
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    Quel Toh mi ha fatto crepare dalle risate xD
    Comunque vedo che hai colto appieno il mio personaggio u.u
     
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  10. >Alicetta<01
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    Grazie!....Ahahaha davvero? Involontariamente ho fatto ridere qualcuno XD
    Sono felice di essere riuscita ad azzeccare il tuo personaggio, il fatto è che adesso non potrò far emergere al meglio i caratteri del resto dei personaggi... I momenti di riflessione dovranno aspettare :hhhehe:
     
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    Continua continua!
    L'amore al primo posto, muahaha. Questo personaggio mi sta piacendo un sacco! :woo:

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  12. >Alicetta<01
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    Perché tutte queste persone che condannano la vendetta? Eppure, io penso che la maggior parte della gente sia troppo pigra e debole per poter vendicarsi, e si nasconde sotto una maschera di finti moralismi e inutili idee sul perdono



    -Aspetta Jack!- urlò Alice quando il ragazzo uscì di corsa dalla casa.
    Lo raggiunse e lo fermò, guardandolo negli occhi.
    -Che ti prende?- la sua voce si addolcì un po'.
    "Sto sbagliando, lascialo andare" pensò. Ma non poteva passare sopra a quello che era successo.
    -Lasciamo stare!- Jack si liberò dalla sua presa e, con passo veloce, si allontanò sempre di più.
    Alice lo guardò, ferma, incapace di reagire. Che fare? Anni prima, le si era parata davanti una scena del genere. Ripetere lo stesso errore, o seguire Jack?

    30 minuti prima...

    Margò girava per la stanza, non sapendo cosa fare.
    Ogni tanto lanciava un'occhiataccia a quel Matthew, che sembrava volesse conquistare Emily. Infatti, le stava tutto il tempo appiccicato.
    Jack stava cercando di fare finta di niente, ma si notava il suo nervosismo.
    Margò fu tentata di andargli a parlare, ma dopotutto lei non si era mai contraddistinta per la sua "innata gentilezza". Perciò si limitò a fare qualche battutina quando Meridia le diceva qualche stupido pettegolezzo.
    Alice era seduta composta su una poltrona. Doveva osservare sia i movimenti della Matrigna dell'albina sia di Matt. Infatti, pensava che quest'ultimo stesse cercando di sedurre Emily per poi farne una sua preda. Non gli importava di fare il verme davanti a tutti.
    In quel momento avrebbe volentieri tagliato la testa a tutti e due.
    Per ora, la vendetta su Meridia doveva aspettare. La cosa più importante era occuparsi al più presto di quell'attore.
    Margò, al limite della noia, si avvicinò a Friedrich.
    -Ditemi, la cena è riuscita a soddisfare le vostre papille gustative, abituate sicuramente a cibo di altro genere?- gli chiese con impertinenza.
    Il giovane Judge scosse la testa, ma non spostò per un attimo lo sguardo da Matt. Era curioso di sapere i suoi piani.
    -Certo. Perché, a che cibo dovrei essere abituato?-
    -Beh...- cominciò Margò -Visto l'alto rango del vostro amichetto, credo proprio che siate abituati a mangiare piatti raffinati tutti i giorni- Friedrich vacillò un attimo. Era vero quindi che la signorina Evans non si faceva problemi a dire quello che pensava.
    -Se la mettete così... Grazie al mio amichetto certo non soffro la fame. Ma dovete sapere che vengo anch'io da una famiglia normalissima- Margò annuì, pensierosa. Quante cose si potevano scoprire chiacchierando.
    -Il vostro amichetto non si vergogna proprio per niente?!- non riuscì a trattenersi dal non fare quella domanda.
    Friedrich, colto alla sprovvista, abbassò lo sguardo.
    -Se non erro, sapete già la risposta. I ricchi possono fare tutto- fissò con una certa invidia il suo Matthew ridacchiare insieme a quella contadinella.
    -Già... Purtroppo sono sempre le persone sbagliate ad avere quel titolo...- sussurrò, continuando a inferire. Aveva capito di aver toccato un tasto delicato.
    Comunque, evitò di dire qualcos'altro. Il mutismo di Friedrich la stava soddisfacendo abbastanza.
    Si rigirò tra le mani un pasticcino alla crema, che era riuscita a rubare senza farsi scoprire.
    Quel Matt non le stava piacendo. Non vedeva l'ora che la festicciola finisse e i pagliacci venissero spediti a calci nel didietro a casa.
    Sbuffò. Quindi le sue previsioni si erano avverate.
    La cena si stava rivelando, almeno per lei, davvero noiosa.
    Si avvicinò al signorino Rainsworth, e si parò davanti a lui e a Emily.
    -Ditemi, la cena vi è piaciuta?- ripeté la stessa domanda fatta a Friedrich. Si accorse di aver attirato l'attenzione di Jack.
    -Che domande fate? Certamente! Tutto era delizioso!- rispose ovvio e con un misto di fastidio Matt. Quella ragazza dai capelli bianchi lo stava distraendo dall'accaparrarsi la fiducia di Emily.
    -E qual è stato il vostro piatto preferito?- Margò lo fissò con aria superiore.
    -Ehm... Il dolce. Io amo i dolci- replicò Matthew e riportò lo sguardo su Emily -Soprattutto i dolci ben fatti...- le sussurrò e lei ridacchiò.
    Si sentì un rumore sordo.
    Margò alzò la testa e una sedia era stata scaraventata per terra.
    In piedi c'era Jack furioso che stringeva i pugni.
    -Se permettete, signora Murphy, credo che io debba andare- disse frettolosamente e altrettanto in fretta uscì dall'abitazione.
    Anche Alice, come di riflesso, si alzò e cercò di rincorrerlo.
    Tutti guardarono male Matt, che alzò le spalle innocentemente.
    -Che c'è?!-
    Margò lo prese violenta per il colletto ed ebbe voglia di toglierli quello stupido sorrisino dal viso.
    -Ti consiglio di andare via se non vuoi rimpiangere questa serata- disse a denti stretti.

    Alice strinse i pugni. Che fare?
    Per fortuna qualcun altro decise per lei.
    Emily le sfrecciò a fianco e corse verso Jack, ormai lontano.
    Si portò le mani ai capelli, tirandoseli leggermente.
    Lei, che aveva già capito la soluzione, sarebbe dovuta intervenire.
    Avrebbe dovuto evitare che succedesse.
    Provò a pensare a come si dovesse sentire Jack. Sicuramente voleva spaccare la faccia a Matthew e rimproverare Emily. Magari avrebbe sciolto il fidanzamento.
    Sentì delle voci dietro di lei. Il signorino Rainsworth e quel Judge stavano parlottando tra di loro con aria alquanto intima.
    Un sorriso diabolico le si formò in volto.
    Perché, semplicemente, doversi vendicare accontentando di far del male ad una sola persona?
    Occhio per occhio, Amico per amico.

    La luce del sole fece aprire gli occhi a Light.
    Il mattino con tutto il suo caos era arrivato.
    Si alzò in fretta, temendo di essere in ritardo.
    Si infilò la divisa e si legò i lunghi capelli in una coda disordinata.
    Saltellando si mise anche le scarpe, si guardò un attimo allo specchio e scese a perdi fiato le scale del condominio.
    La signora delle pulizie, che aveva sempre qualcosa da ridire, la rimproverò per il frastuono che stava facendo.
    Ma Light non ci pensò troppo, e iniziò a correre verso il posto di lavoro.
    Il grande orologio in piazza segnava le 8:30.
    Cavolo. Fra una decina di minuti doveva presentarsi all'osteria, pena un giorno senza paga.
    Schivò un signore che stava portando un enorme cesto di verdure, che le gridò dietro.
    Però Light non gli badò.
    Doveva trovare una carrozza al più presto, o sennò sarebbe arrivata in ritardo.
    Sempre correndo si incamminò per il corso della città, che si stava lentamente riempiendo di vita.
    -Scusi! Può fermarsi!- gridò quando una carrozza le passò affianco.
    Il cocchiere fermò i cavalli.
    -Serve un passaggio?- chiese con voce piatta, impastata un po' dal sonno.
    -Si! Ha presente l'osteria "Les délices du palais"? Ecco, mi porti lì!- Light si poté un attimo fermare per riprendere fiato.
    -Sono 5 sterline. Le faccio lo sconto perché non c'è ancora traffico- ribatté il signore sistemandosi il cilindro nero.
    -Cosa?!- Light non ci poteva credere -Il prezzo è aumentato!-
    -Lo so, lo so. Ma anch'io devo mangiare ogni giorno, e anche una semplice pagnotta di pane costa- il cocchiere la scrutò frettoloso -Sale o no?-
    Light guardò la manciata di sterline che aveva in mano. Se 5 sterline servivano per andare, 5 sarebbero servite per tornare. Lei ne aveva solo 6.
    -No... Grazie lo stesso- mormorò e si rimise a correre.
    Non voleva certo correre il rischio di dover fare poi tutta la strada a piedi di notte.

    Light salì l'ennesima collinetta. Dietro di lei c'erano le mura della città.
    Mancavano solo 3 minuti all'orario in cui si doveva presentare all'osteria. Ci avrebbe però messo il doppio del tempo per arrivarci...
    Con il fiatone si arrese al triste destino che quel giorno sarebbe arrivata in ritardo, e si sarebbe potuta scordare la paga.
    Una carrozza passò di fianco a lei.
    Non si fermò a guardarla, per non perdere altro tempo, e continuò la sua corsetta, sentiva come se la saliva avesse il sapore del sangue. Non riusciva quasi più a respirare.
    La carrozza, però, percorsi pochi metri, arrestò la sua corsa, e un ragazzo ne uscì con aria preoccupata.
    -State bene signorina?- chiese il giovane, che aveva dei lunghi capelli castani.
    -Certo... Più o meno...- Light non riusciva neanche più a parlare.
    Si fermò esausta, godendo del breve attimo in cui si poteva riposare.
    -Siete sicura? Vi vedo affannata- il ragazzo scese e si avvicinò a lei.
    -Devo raggiungere... Il mio posto di lavoro.... In fretta...- sussurrò con un rantolo la ragazza.
    -Capisco...- il ragazzo annuì. Sapeva come funzionava per la gente comune l'orario lavorativo.
    -Allora vi dò un passaggio!- la prese per mano e con delicatezza la fece salire sulla carrozza.
    Light non fece in tempo a ringraziare che era stata spinta dentro. Ma si rese solo conto dopo essersi seduta sul sedile che sulla portiera era inciso uno stemma raffigurante una rosa bianca con una goccia di rosso.

    Margò osservò la mensola piena di libri della piccola biblioteca della sua matrigna.
    Era una stanza senza finestre, precedentemente era stata forse un ripostiglio, e l'aria era pesante e carica di umidità.
    La sera prima avrebbe voluto volentieri cacciare veramente a pedate quel vanitoso del signorino Rainsworth e il suo compare.
    Soprattutto il primo, le aveva dato un motivo in più per odiare i ricchi.
    Con il dito seguì le lettere dorate impresse nella copertina di un libro.
    "Cime tempestose" mimò con le labbra.
    Lo tirò fuori dalla fila di libri.
    Era il solito racconto romantico con i personaggi che muoiono per amore.
    "Bleah!" pensò mentre leggeva la trama.
    Ma, siccome non era dell'opinione che bisognasse sempre giudicare un libro dalla copertina, decise di sfogliare le pagine.
    Però, con la mente era da un'altra parte. Gli avvenimenti successi il giorno prima facevano le capriole dentro la sua testa, facendola confondere sempre di più.
    Ma perché ne era rimasta così impressionata? Lei, che non aveva nessun legame con gli altri?
    Verso la metà del libro, però, delle lettere scivolarono a terra.
    Margò, perplessa, le raccolse e se le portò vicino per leggere di chi fossero.
    Beh, se erano dentro un libro di Meridia, probabilmente erano sue.
    Con un po' di difficoltà a causa dell'inchiostro sbavato, lesse:
    "Dal generale Montgomery
    A Meridia Murphy"
    Restò con la bocca spalancata. Si poteva trattare davvero di quel Montgomery?
    Impaziente aprì la lettera, incurante di poterla strappare.
    "Mia cara Meridia,
    Ti scrivo per dirti che mi manchi da morire... La banalità di queste giornate mi sta distruggendo... Mi manca il tuo profumo, la tua risata... Sai, mia figlia..."
    Margò scaraventò la lettera il più lontano da lei, come se l'avesse morsa.
    No, non poteva essere. Non poteva essere che Meridia le avesse mentito così tanto.

    Nuovo capitolino :eeeh:
     
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    Ahaha vedrò di scrivere qualcosa più tardi XD
     
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