Bianca come la neve, Rossa come il sangue

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  1. >Alicetta<01
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    Soltanto i più forti
    Fanno i conti con la solitudine
    Gli altri
    La riempiono con chiunque



    Si chinò ad osservare i fiori rossi piccoli nel vasto prato verde.
    La sua mano bianca accarezzò i delicati petali. Strappò un fiore e lo portò al viso per sentirne l'odore.
    Non profumava molto, riusciva appena a sentire la caratteristica nota dolce dei papaveri.
    Aveva piovuto fino all'ora prima, ma le grigie nuvole non si erano ancora ritirate.
    L'odore della pioggia copriva quello dei papaveri.
    Si alzò facendo cadere il fiore, e osservò i tanti piccoli puntini rossi che spiccavano nel verde dell'erba che cresceva rigogliosa.
    Il terreno era molle e bagnato, e i suoi stivali si sarebbero infangati tutti.
    "Poco importa" pensò mettendo una mano gelata nella tasca dei pantaloni.
    Faceva freddo, ed era uscita solo con una camicetta e dei jeans alquanto leggeri.
    Ma a lei non importava. Amava sentire il freddo entrare dagli indumenti e accarezzare rozzamente la pelle. Amava sentire il suo corpo reclamare infreddolito. La aiutava a ricordare. A non dimenticare.
    Era già la fine di novembre, presto sarebbero caduti i primi fiocchi di neve.
    Pregustava già l'attimo in cui si sarebbe letteralmente tuffata nel freddo e bianco cotone.
    I suoi capelli rossicci sarebbero risalti sulla neve. Avrebbe chiuso gli occhi e non se ne sarebbe importata se gli indumenti si fossero bagnati, inzuppati.
    Avrebbe accarezzato i ciuffi d'erba che si trovavano sotto all'ancora fine strato di ghiaccio.
    Sarebbe rimasta distesa lì per terra finché le madri non avrebbero richiamato i figli che si stavano tirando palle di neve perché cominciava a far buio.
    Si sarebbe alzata lentamente e con altrettanta calma si sarebbe incamminata verso la sua casetta.
    Avrebbe chiuso, una volta arrivata, la porta e si sarebbe buttata davanti al camino per accenderlo.
    Si sarebbe maledetta mentre aspettava che il fuoco iniziasse ad ardere per riuscire a riscaldarla.
    Avrebbe gettato uno sguardo allo casa non molto distante dalla sua, dove un paziente papà teneva in braccio la sua bambina.
    Probabilmente era andato a riprenderla, perché si sa che quando fa buio nascono tanti pericoli per quelle tenere creaturine.
    Solo, che invece ad Alice nessuno era venuto a riprenderla quel lontano giorno di Gennaio.

    Ma saalve!
    Eccomi qui con una nuova storiella che mi ispirava. Questa volta ho intenzione di (cercare) fare un diario serio, anche perché la trama, ancora poco definita, sarà un po' drammatica o comunque con meno scleri e scemenze inseriti.
    Vi avviso che non sarà ambientato in un'epoca precisa. Certamente non ai giorni nostri, ma bensì nel '900 un po' più "moderno"...
    Volevo finire prima l'altro diario, ma non potevo aspettare, anche perché ho così tante idee in mente che poi va a finire che me le dimentico XD
    E quindi, visto che ho bisogno di personaggi vi chiedo, se vorrete partecipare, di compilare questo modulino, e vi avverto che potrei poi cambiare qualcosina:

    Nome e Cognome:
    Età:
    Razza:
    Aspetto fisico (con molti dettagli!):
    Come si veste:
    Carattere e passioni:
    Cosa odia:
    Storia (facoltativo):
    Amici/fidanzati ecc..:
    Eventuali poteri:


    Mi raccomando, non mettete che siete delle piovre giganti, anche perché fondamentalmente vorrei che ci fossero personaggi con sembianze umane. Ah, inserirò un po' di cosine soprannaturali (ahahah no tipo Twilight) e basta, non vi dico nient'altro!

    Edited by >Alicetta<01 - 7/10/2016, 15:27
     
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    L'inizio mi ispira davvero un sacco * ^ *

    Nome e Cognome: Margò Evans
    Età: La tua Età u.u
    Razza: Alor,qui ti lascio decidere * ^ *
    Posso capire che essere un arma può sembrare alquanto surreale,forse fin troppo,quindi ti lascio decidere tra la mia solita forma arma.
    Come possibilità,Maga. Una Maga in grado di controllare il fuoco fatuo e di evocarlo. E Ancora un bellissimo ma mai banale Demone,in caso scegliessi questa (Quella che preferisco xD) ci sono delle foto in come si veste u.u
    Aspetto fisico (con molti dettagli!): Albina (Capelli bianchi e occhi color rosso rubino)capelli lunghi fino sopra le spalle,Denti da squalo,alta nella media.
    Risalgono molto gli occhi molto tossi sulla sua pelle bianca e i capelli altrettanto che la fanno sembrare sempre più una creatura mistica brutale,malinconica e spietata.
    Come si veste: Ecco qui in foto,non guardare la persona ma solo i suoi vestiti ^^
    Carattere e passioni: Ribelle e sprezzante, che cerca sempre di essere cool e detesta ciò che gli fa ottenere il contrario ma allo stesso tempo dimostra più volte di essere una ragazza molto coraggiosa,determinata,pessimista e malinconica,anche se lo nasconde. Difatti anche se lo nasconde è una delle persone più sentimentali ma è troppo forte per ammetterlo/dimostralo.
    Cosa odia: I Ricchi,I Tradimenti,La Debolezza.
    Storia (facoltativo): Ha Perso tutta la sua famiglia e attualmente vive completamente da sola. Ha visto i suoi genitori uccisi davanti ai suoi occhi e da quel momento ha deciso di essere forte e reagire,difatti riuscì ad incastrare i due criminali poco dopo. Ha uno sguardo molto spesso indifferente,avendo visto molte cose nella vita ormai oche cose la stupiscono o la fanno sorridere. (Il resto lo lascio a te * ^ *)
    Amici/fidanzati ecc..: Lascio a te * ^ *
    Eventuali poteri: ///////
     
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  3. >Alicetta<01
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    Grazie! Per questa storia mi sto impegnando molto, anche perché (finalmente) riesco a scrivere qualcosa che mi piace di più e far uscire un po' di più le mie emozioni! Per la tua razza va benissimo il demone, ma siccome mi piace anche molto l'idea della maga... Ho mescolato le due cose, ma non ti dico niente perché è una sorpresa! Il tuo personaggio mi piace molto, per certi assomiglia ad Alice... Per questo capitolo (che avevo già scritto) non comparirai, ma nel prossimo (la prima parte è già finita XD) vedrò dì aggiungerti!


    Mio padre è stato per me "l'assassino"



    Alice rientrò silenziosamente a casa sua.
    La porta cigolò un poco. Dentro faceva caldo e un poco invitante odorino infestava la piccola cucina.
    -Sei ritornata, finalmente!- esclamò un ragazzo intento a versare un po' di brodo dentro un piatto.
    Alice non rispose, iniziò a fissare la schiena del ragazzo che si intravedeva dall'ingresso.
    -Ti ho preparato qualcosa- continuò il giovane.
    Si girò e lanciò un breve sguardo ad Alice. Posò poi il piatto sul tavolo in legno.
    La ragazza avanzò svelta, e quando entrò in cucina l'odore di cucinato si intensificò.
    La cucina era separata dal soggiorno da una bianca parete in cui come porta c'era solamente un ampio arco in mattoni.
    -Hai aperto la finestra? Non voglio ritrovarmi i vestiti che puzzano dei tuoi piatti, se così si possono chiamare- disse solamente, andando ad aprire l'unica finestrella della stanza.
    Si sporse un po', respirando l'aria pulita. C'era un gran contrasto tra il fuori e il dentro.
    -Che lagna che sei! Pensa a mangiare!- la rimproverò il ragazzo.
    Alice brontolò qualcosa prima di sedersi a tavola.
    Fissò la brodaglia nel piatto. La già poca fame che aveva era passata del tutto.
    Prese un cucchiaio e iniziò a giocherellarci, consapevole del fatto che il ragazzo stava seguendo silenziosamente ogni sua mossa con lo sguardo.
    -Non mi fido, magari mi vuoi avvelenare- affermò immergendo all'improvviso il cucchiaio nel brodo. "E non saresti l'unico a volerlo fare" pensò mentre attendeva che il ragazzo ribattesse.
    -Ah, come sei simpatica!- disse quindi il giovane.
    Poggiò i palmi delle mani sul tavolo. Doveva chiedere qualcosa.
    Alice portò un po' di minestra alla bocca, e si sforzò di pensare che non avesse un sapore così tremendo.
    -Ehm... Hai presente Emily?- iniziò a domandare il ragazzo.
    Alice riportò l'attenzione su di lui.
    -C'è qualcosa che mi devi dire, Jack?- lo interruppe.
    Jack abbassò improvvisamente imbarazzato lo sguardo.
    Bingo.
    -Sì... Ecco... Io e Emily volevamo uscire un giorno...-
    -E quindi?- Alice si portò un'altra cucchiata alla bocca, non distogliendo però lo sguardo dal ragazzo.
    -E quindi... Ti dispiacerebbe se uscissi con lei proprio il giorno... Della Prima Nevicata? È un problema?- finì finalmente il discorso.
    Alice trasalì. Il Giorno della Prima Nevicata non aveva una data precisa. Veniva stabilito appena si sapeva quando avrebbe nevicato per la prima volta.
    In genere Alice e Jack guardavano insieme la Prima Nevicata dell'anno. Era qualcosa che ormai facevano da molto tempo. Era diventata la loro piccola tradizione.
    Il Giorno della Prima Nevicata, secondo le previsioni, sarebbe stato il 5 di Dicembre.
    -No che non ci sono problemi- rispose fredda Alice.
    Era l'unica cosa che per un giorno li univa, e ora lui voleva passare quel giorno insieme ad un'altra persona.
    -Sicura?- chiese nuovamente Jack. I suoi occhi verdi riflettevano la debole luce del lampadario.
    -Certo- concluse Alice. Tanto tempo fa probabilmente la voce le sarebbe uscita un po' rotta e sarebbe riuscita a stento a trattenere la rabbia.
    Ma lei non aveva nessuno diritto su di lui.
    -Perfetto- Jack sorrise -Allora vado a informare Emily!- corse velocemente verso la porta d'ingresso, che quando uscì sbatté violentemente, e non salutò neanche.
    Emily era una giovane di un anno più grande di Alice e di Jack, che avevano invece la stessa età.
    Alice non aveva niente contro il fatto che fosse più grande, ma per la verità Emily era così minuta e fragile che sembrava appena quattordicenne.
    Aveva dei lunghi capelli biondo scuro che raccoglieva in corpose trecce, e un bel carattere, mite e accondiscendente.
    Alice però pensò che fosse un po' svampita la prima volta che Jack gliela presentò. Ma andava bene.
    Mangiò velocemente il resto della minestra. Sciacquò il piatto e le posate e li lasciò nel lavandino.
    Uscì poi altrettanto velocemente.
    Si sentiva soffocare. E stava accadendo troppo spesso.

    Il sole stava cominciando a calare e iniziava a fare ancora più freddo.
    Alice camminava a passo svelto schivando con agilità gli alberi della foresta.
    Era già la terza volta in meno di un mese che le succedeva.
    Voleva correre, gridare, stancarsi.
    "Oh, giusto... Tu non puoi!" le disse una vocina mentre graffiava con le unghie la corteccia di un albero.
    Calciò con forza un sasso alquanto pensate, che fu scaraventato parecchi metri più in là.
    Sentiva la rabbia crescere. Lei non poteva permettere che le emozioni prendessero il sopravvento.
    -Ricorda, il cervello comanda tutto- mormorò rannicchiandosi su sé stessa.
    Prese un bel respiro profondo.
    -Devo calmarmi...-
    Invece la rabbia stava aumentando.
    Ad ogni respiro sentiva qualcosa che dentro di lei reclamava di uscire.
    Strinse forte alcuni ciuffi d'erba.
    Non riusciva a piangere. E non voleva farlo. Anche se forse solo in quel modo sarebbe riuscita a sfogarsi.
    I ciuffi d'erba che aveva tra le dita si staccarono dal terreno, graffiandole la pelle.
    Quel piccolo dolore non riuscì a distrarla dalle immagini che la stavano tormentando. Si era ormai abituata al dolore.
    Aveva sentito i coltelli trafiggerla e ferirla così tante volte.
    Cercò di ragionare: perché quel bisogno improvviso di andare via?
    Era arrabbiata con Jack. Credeva che dopo tutti questi anni avesse imparato a conoscerla. Si sbagliava.
    Nessuno poteva conoscerla. A malapena lei si riconosceva.
    Dopo la rabbia arrivò qualcosa di mille volte peggio.
    La gola e lo stomaco iniziarono a bruciare. Ma soprattutto la gola.
    Reclamava qualcosa che Alice non poteva darle.
    Si portò le pallide mani al collo. Aveva tremendamente sete.

    Jack chiuse la porta dell'abitazione della dolce Emily.
    Sorrise quando pensò a come aveva reagito la ragazza quando l'aveva informata che per quel giorno andava bene. Gli era saltata al collo e lo aveva ringraziato almeno una ventina di volte.
    Riusciva a vedere la felicità nei suoi occhi marroni.
    E lui era contento di averle fatto spuntare quel sorriso sul suo volto ancora un po' da bambina.
    Era buio, e i pochi lampioni non fornivano luce necessaria a illuminare tutte le strade.
    Involontariamente pensò ad Alice, ai suoi occhi neri e severi.
    Pensò a come poteva essersi sentita. Tradita.
    Il suo sorriso e la sua spensieratezza svanirono poco a poco.
    Le sue gambe si diressero da sole verso la casa di Alice.
    Arrivato bussò tre volte, ma nessuno rispose.
    Spinse la porta e si sorprese nel trovarla aperta.

    Edited by >Alicetta<01 - 7/10/2016, 15:25
     
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    Il dolore è ancor più dolore se tace



    -Alice? Ci sei?- chiese ad alta voce Jack quando spinse la porta.
    La luce era rimasta accesa.
    Tutto era intatto.
    Guardò velocemente su per le scale che portavano al piano di sopra.
    Della ragazza nessuna traccia.
    -Alice?- chiamò di nuovo.
    Forse era uscita velocemente di casa e aveva dimenticato di spegnere la luce.
    Si sentì stranamente preoccupato.
    Ultimamente Alice non stava mangiando molto. O meglio, mangiava solo quello che le piaceva.
    Cioccolato, carne. Soprattutto la carne.
    La sua cottura preferita era al sangue. Ricordava quando lei protestava quando lui sbagliava a cucinargliela.
    Ultimamente però stava bevendo anche poco. Quando aveva provato a chiederle il motivo, aveva risposto che non sentiva il bisogno di bere.
    Si accorse di sentirsi ora ancora più preoccupato.
    Salì piano le scale, aggrappandosi al corrimano. Da sopra nessun rumore.
    Avanzò con cautela verso la camera di Alice.
    Era davanti al bagno, che aveva sempre un buon profumo.
    Poggiò la mano sulla maniglia della porta della stanza della ragazza.
    La abbassò e con calma aprì la porticina.
    Si immobilizzò quando la trovò di spalle intenta ad affilare la sua spada.
    -Alice?- disse. Quando la rossa si girò si tranquillizzò. Stava bene.
    -Come hai fatto ad entrare?- domandò irritata Alice. Si alzò di scatto e si avvicinò a lui, tenendo in una mano la spada.
    -La porta era aperta...- Jack spostò rapidamente lo sguardo dalla spada alla ragazza.
    -Non me ne sarò accorta- rispose tranquillamente Alice -Sei andato da Emily?- si accorse solo dopo che la sua voce era uscita tagliente. Come un insulto.
    -Sì... Era molto felice- Jack accennò ad un sorriso che Alice non ricambiò.
    -Bene. Credo che tu debba andare, no? Hai qualcos'altro da dirmi?- chiese poi.
    Anche questa volta il tono le era uscito sprezzante.
    Il ragazzo vacillò un attimo prima di annuire e di scendere con passo pesante le scale.
    Jack si sentì tremendamente in colpa. Lei forse si era offesa, pensava che lui stava preferendo a lei, l'amica di una vita, un'altra. Voleva dirle che invece avrebbe preferito passare il Giorno della Prima Nevicata con lei, ma sarebbe stato tutto inutile.
    Voleva rassicurarla, anche se lei non glielo avrebbe mai permesso.
    Alice sentì la porta dell'ingresso chiudersi.
    Strinse forte la spada, ma non dall'impugnatura. Dalla lama.
    Una goccia di sangue le colò giù per la mano.
    Scaraventò la spada dall'altro lato della stanza. Si sedette con un tonfo sul letto.
    Mille pensieri le attraversarono la mente.
    Aveva notato la sua espressione mortificata. Aveva letto negli occhi verdi di Jack il senso di colpa.
    "Tutto per colpa tua... Lo stai costringendo a cadere nel tuo stesso abisso e non a rialzarsi e a vivere felice" disse la vocina, quella cattiva, quella crudele.
    Strinse la mano ferita in un pugno così forte che le unghie si ficcarono nella carne del palmo.
    Si sforzò di non urlare. Si morse forte il labbro.
    Doveva allontanarsi da lui, gli stava facendo del male.
    Il sangue che continuava a colare per la mano stava macchiando le lenzuola bianche del letto.
    Si rese conto solo in quel momento che aveva trasmesso a Jack tutto il dolore che aveva. Quante volte l'aveva trattato in malo modo, scacciato via, lasciandolo a guardare mentre lei si crogiolava nei suoi rimpianti. Lui aveva accumulato silenziosamente tutto dentro.
    Voleva scusarsi, ma si limitò solo a mordere più forte il labbro inferiore.
    "Scusami"
    Quando riuscì finalmente a prendere sonno, l'odore del suo sangue fu come un sonnifero.

    Margò camminava a passo svelto nella buia stradina.
    Alla sua destra i negozi erano chiusi, e nella notte non avevano l'aspetto rassicurante che avevano di giorno: le insegne luminose, i disegni divertenti e la colorata merce esposta avevano lasciato il posto a grigie serrande malconce.
    Il basso tacco delle scarpe produceva un Tic Tic sul pavimento in pietra levigata.
    Si strinse di più nel suo cappottino. Faceva freddo, e non ci teneva a prendersi l'ennesimo raffreddore.
    Sorpassò un bar affollato. Alcuni uomini visibilmente ubriachi si erano abbandonati per terra, reggevano ancora in mano una bottiglia vuota di vino o di rum.
    Margò storse il naso. Certa gente sprecava la sua preziosa vita nel scolarsi bicchieri di alcol. Non riuscivano poi a capire che, in quello stato, era facile prendersi anche la vita di un'altra persona.
    La ragazza dai capelli bianchi scosse la testa. Non ci doveva pensare troppo.
    Doveva scacciare quella malinconia che voleva prendere il sopravvento su di lei ogni volta che pensava a loro. Il che succedeva spesso.
    Alcune volte quando correva per mantenersi allenata, poteva giurare di sentire anche il loro respiro affannoso di fianco a lei.
    Altre volte, una voce melodiosa la richiamava perché prima di andare a dormire non si era lavata i denti. Non era pazza.
    I veri pazzi ora stavano dove dovevano stare.
    Senza rendersene conto, era arrivata alla fine del centro del paese.
    I negozi chiusi si interruppero, là dove iniziava un boschetto.
    La vegetazione fitta e nera faceva a malapena intravedere una stradina, che portava alla piccola chiesa della città e ad un agglomerato di abitazioni, dove abitavano per lo più anziani che si coricavano a letto quando lei cenava.
    I suoi occhi color rubino si spostarono sul cronometro che aveva in mano. Lo fermò e lesse il tempo.
    11 minuti. I suoi genitori ci avevano messo 11 minuti per arrivare da casa sua a qua, dove la morte si era parata con tutta la sua spietatezza davanti a loro.


    Ti chiedo scusa in anticipo se la parte di Margò ti sarà sembrata cortina, ma essendo la prima volta che compare, non potevo scrivere tantissimo, anche perché se no avrei anticipato tutto!

    Edited by >Alicetta<01 - 7/10/2016, 15:26
     
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    Lasci Stare anche il tuo pezzo era meraviglioso,chissene se io mio è corto xD
     
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  7. >Alicetta<01
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    Come fiori schiacciati in una pagina del libro dell’universo… e se Dio ci avesse dimenticato così?



    Alice si svegliò che erano appena le 8:00 del mattino.
    Quando si alzò dal letto i muscoli delle gambe erano indolenziti. Aveva un leggero mal di testa, e le sembrava di avere uno strano sapore in bocca.
    Arrancò verso il vecchio armadio, e si sforzò di cambiarsi gli abiti.
    Quando si sfilò la camicia, si accorse che la manica era macchiata di rosso. Come colta da un déjà vu, si girò di scatto verso il letto.
    Anche lì, sulla bianche lenzuola, svettava una macchia rossastra.
    Si portò tremante la mano destra al viso. Una sottile striscia rosa attraversava il palmo. Intorno era tutto incrostato di sangue secco.
    Corse verso il bagno, e si sciacquò la pallida mano. L'acqua si tinse di rosso, mentre scivolava sulla ferita. Alice si accorse di avere il respiro affannoso.
    Il taglio che si era procurata la sera prima si era quasi del tutto rimarginato.
    Alice sapeva quanto tempo ad una ferita occorreva per guarire del tutto. Ricordò quando Jack, qualche anno prima, si era tagliato con un coltello da cucina mentre affettava dei pomodori. Aveva imprecato e si era lamentato per una buona mezz'ora del dolore. Alice quando aveva visto il sangue, aveva cominciato a respirare sempre più lentamente. Era stata catturata da quel liquido così rosso sul tagliere. Si era poi allontanata vergognandosi.
    Comunque, il taglio che si era procurato Jack ci aveva messo poco più di una settimana per andare via.
    Alice sapeva che, in una notte, i tagli non si rimarginano.

    Margò scese le scale in marmo diretta verso la sala da pranzo.
    Lì, sul grande tavolo, l'aspettava un'abbondante colazione.
    Al centro, davanti al suo posto, una tazza di latte era ancora bollente.
    Dei deliziosi e perfetti biscotti erano stati sistemati su un elegante piattino, accompagnati poi da una mela sbucciata.
    Più in là, c'era una caraffa con del succo d'arancia e dei croissant dorati. Una fettina di torta al cioccolato era pronta per essere mangiata.
    Una raffinata tovaglia in pizzo completava il tutto.
    Margò si sedette. Osservò per un po' i biscotti dalla forma tondeggiante. Erano tutti uguali: non uno era più grande o più piccolo dell'altro.
    Pensò che tutta quella perfezione la disgustasse.
    Quando sua mamma preparava i biscotti, non uscivano mai perfetti. Alcuni erano bruciacchiati, altri deformi. Si ricordava quante volte aveva desiderato di avere una mamma che sapesse cucinare meglio.
    E ora ce l'aveva. Un'adorabile signora che aveva preso con la forza il posto della sua vera madre.
    Cucinava in modo impeccabile. Era bella. Gentile.
    La sua defunta mamma era un po' impacciata, odiava truccarsi, e amava Margò per quello che era.
    La ragazza portò un biscotto alla bocca, e mentre lo masticava, pensò che rivoleva i biscotti bruciati della sua vera mamma.

    Alice si specchiò nel piccolo specchio posto sopra al lavandino.
    La faccia era pallida come sempre, le labbra rosse come al solito.
    Esaminò i capelli ramati. Erano tremendamente spettinati. Ma a lei piacevano così.
    Jack le aveva ripetuto più di una volta di farseli acconciare da un bravo parrucchiere, ma lei non ne voleva sapere.
    Jack. Ricordò perfettamente quello che era successo la sera prima.
    Una risata nervosa le scappò dalla bocca.
    "Sei pazza" disse la vocina.
    -Com'è che si dice? La follia è geniale!- rispose ad alta voce lei.
    Si avvicinò allo specchio e sorrise.
    -Dove è finita la vera Alice?!-
    Aveva capito. Non si sarebbe mai più lasciata prendere dal sentimentalismo.
    Fredda come la neve doveva restare.
    Guardò allo specchio i suoi stessi occhi.
    Erano striati di rosso che si tuffava nel nero dell'iride.

    Margò osservò il cielo. Era grigio, e il sole era coperto dalle nuvole.
    Non aveva per niente voglia di uscire. Quella mattina si sentiva pigra, demoralizzata.
    Accarezzò un fiore blu, uno dei tanti che stavano nei piccoli vasi sul balcone della sua abitazione.
    Sospirò. Presto quel fiorellino si sarebbe congelato a causa della Prima Nevicata.
    Non è che non amasse la neve.
    Solo, che tutto quel bianco, le ricordava prima l'ospedale e poi la stanza dell'obitorio.
    Si sistemò meglio la giacca che portava sempre.
    Ne aveva comprate dello stesso tipo non si sa quante. Amava come le stavano addosso.
    Sentì lo stomaco reclamare: a colazione aveva mangiato poco o niente.
    Impallidì al pensiero di dover pranzare insieme a quella sua specie di matrigna.
    Non viveva con lei. Semplicemente veniva ogni giorno a sistemare la casa. Voleva prendersi cura di lei.
    "Povera illusa" pensò Margò.
    Si era accorta solo ora che la sua matrigna si trovava nella sala da pranzo e aveva portato degli ospiti a
    casa e la stava chiamando.
    Prima di rientrare mise su un finto sorriso sprezzante.
    -Che lo spettacolo abbia inizio- mormorò entrando dentro la casa.


    Nuovo capitolino! XD
     
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  10. >Alicetta<01
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    Per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto, l’ultimo atto è sempre sanguinoso. Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre.



    -E quindi come hai detto che ti chiami giovanotto?- chiese la matrigna di Margò, che se ne stava invece in disparte.
    Stava pensando a così tante cose insieme, che quasi non si era accorta della presenza degli ospiti. Irrilevante. Si doveva concentrare solo su sé stessa. Gli altri non contavano.
    -Jack, Jack Collins. Sono molto onorato del vostro invito- rispose il ragazzo che era di fianco ad Emily.
    -Ah bene! Sono contenta che la mia cara nipote abbia come compagnia una bel giovanotto come te!- la matrigna sorrideva come non mai. Era eccitata all'idea di poter sistemare presto la nipote. Lanciò uno sguardo a Margò. No, lei era un caso perso. Difficilmente avrebbe trovato un ragazzo che non la ritenesse antipatica.
    -Margò, cara! Vieni qui che ti presento la mia Emily!- esclamò la donna, prendendo e trascinando la povera albina per un braccio.
    -Non ho bisogno di farmi presentare da te, Meridia- ribatté alquanto scocciata Margò.
    -Ma che sciocchezze! E poi quante volte ti ho detto di non chiamarmi per nome?- la rimproverò la donna -Ecco. Emily, Margò. Margò, Emily!-
    La ragazza dai capelli bianchi scrutò attentamente Emily, che abbassò imbarazzata quasi subito lo sguardo.
    "Troppo timida" la etichettò Margò.
    -Ehm... Piacere- mormorò Emily, alzando di poco la testa. La riabbassò quasi subito, perché incontrò i gelidi occhi dell'albina a guardarla altezzosa.
    Margò evitò di sogghignare. Le piaceva quell'effetto che aveva sulle persone.
    -Ah, andiamo a mangiare, su!- Meridia a passo svelto gli scortò fino alla tavola riccamente addobbata.
    Jack si sedette di fianco a Emily. Per la verità era rimasto colpito da Margò. Ma in positivo. Emily gli aveva confessato che era una specie di mostro cattivo, ma invece a lui sembrò solo una ragazza che voleva fare la forte. Aveva già da subito appena l'aveva vista che c'era qualcosa che non andava.
    Margò iniziò a mangiare il risotto silenziosamente. Preferì non parlare. Ma avrebbe approfittato di ogni attimo di debolezza di Emily per fare qualche battutina.
    -Quindi... Jack, dove hai detto che vivi?- domandò Meridia per spezzare il silenzio.
    Il diretto le sorrise e posò un attimo la forchetta.
    -Attualmente sono ospite dal mio maestro. Ma molte volte passo il tempo a casa di Alice-
    -Alice chi?!- chiese sfrontata Meridia.
    Margò avrebbe voluto ficcarle il coltello alla sua sinistra nel braccio per farla zittire.
    -Ah... Giusto...- Jack sembrò rifletterci su -Montgomery. Probabilmente non vi è nuovo. Suo padre era un generale- nessuno, tranne Margò, notò che il ragazzo aveva perso la sua espressione serena.
    -Mmhhh... Mai sentito, e tu, Margi?- l'albina odiava quando quella maledetta matrigna la chiamava in quel modo.
    Nonostante ciò, disse che no, non aveva mai sentito quel cognome.
    Si passò al secondo: un invitante bistecca era accompagnata da un po' di purè.
    Margò si ricordò di quando il padre ritornava a casa con un sacco pieno zeppo di patate, e poi sua madre ci faceva il purè che però usciva o troppo molle, o troppo corposo.
    "Loro non sono più qui..." pensò mentre stava torturando la povera bistecca.
    -E dimmi, com'è questa Alice? Spero che non abbia avuto le stesse disgrazie di Margi... Sai, ha perso i genitori...- continuò a chiedere Meridia, incurante di aver appena riportato a galla dei ricordi dolorosi.
    Qualcosa scattò in Margò.
    -La puoi smettere di spettegolare per un secondo?!- urlò alzandosi velocemente.
    Era diventata improvvisamente arrabbiata. Stringeva forte i pugni e i denti. Non si doveva permettere di parlare di loro.
    "Mi dispiace... Povera piccola... Che crudeltà!" le voci che tempo prima avevano detto i suoi parenti dopo il funerale le annebbiarono la mente.
    -E voi, che cavolo avete da guardare?!- infatti tutti gli sguardi ammutoliti dei presenti erano rivolti a lei.
    Calciò la sedia e corse di sopra.
    Arrivata in camera sua, si tuffò nel letto.
    Chiuse forte gli occhi, trattenendo le lacrime.
    Oggi, erano esattamente 5 anni da quando i suoi genitori le avevano rivolto il loro ultimo sorriso.

    Alice rimase a fissare per non si quanto la piccola ferita al palmo.
    "Non è normale" continuava a ripetersi.
    Scese quindi al piano di sotto. Non aveva fame, ma si sforzò di mangiare qualcosa.
    Lo stomaco brontolò. Sembrava che da un momento all'altro dovesse vomitare.
    -Perché mi sta succedendo tutto questo...?- si chiese mentre passava per la centesima il dito sulla cicatrice rosata.
    Sospirò. Il suo sguardo volò verso la finestrella della cucina.
    Fuori, gli alberi erano spogli. I cespugli secchi. Poté quasi sentire il rumore che faceva un ramo quando si spezzava. Crack.
    Il suo cuore aveva già fatto da tempo Crack.
    Non voleva ricordare. Non voleva che suo padre potesse impadronirsi di nuovo della sua vita.

    Nuovo capitolo, visto come sono brava? XD Aspetto il prossimo personaggio di Matt per continuare, per movimentare giusto un po' la storia!
     
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    Bel Capitolo come sempre u.u
     
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  12. >Alicetta<01
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    Già, il panino al salame *^*
    Grazie *si commuove* XD
     
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    Come si veste: Camicia bianca con sopra qualche gilet. Pantaloni rigorosamente lunghi. Veste solo di nero, viola e grigio. Porta sempre con sè un orologio da taschino. Odia i cappelli.
    Carattere e passioni: A primo impatto ingenuo ed innocente... MA ANCHE NO! È altezzoso e leggermente vanitoso. Sà di essere superiore a molti ragazzi e non ne fa un segreto. Simula spesso interesse o amicizia con persone di cui in realtà non gli importa, così da averne un tornaconto. Ama alla follia Friedrich, un violinista all'incirca della sua età con cui intrattiene una relazione segreta da un anno. Con lui diventa quasi un bambino, coccolone e sdolcinato. Ama cantare, chiaccherare, i complimenti, le feste e tutto ciò che è raffinato o collegato all'altà società. Mangia quasi solo dolci. Con i genitori ha un rapporto abbastanza fragile.
    Cosa odia: La maleducazione, l'ignoranza, i gatti, il contatto fisico (tranne con Friedrich ), il caffè. Non tollera nessun tipo di critica.
    Storia (facoltativo): La famiglia abita lontano, in un paese lontano lontano e si interessa del figlio solo per soldi. Lui è un discreto attore (nel senso del '900, canta e recita). Ha molte conoscenze ma sono poche quelle a cui tiene davvero. Ha una relazione segreta da quasi un anno con Friedrich, un violinista che lavora nel suo stesso teatro. Nessuno sa di loro e i due si divertono a tenere nascosto il tutto. Entrambi rifiutano ogni tipo di offerta di lavoro al di fuori del teatro per non dividersi.
    Amici/fidanzati ecc..: Friedrich Judge, 22 annj capelli castano scuro abbastanza lunghi e occhi azzurri. È un violinista che proviene da una famiglia come tante. È molto schietto e spontaneo, a tratti impulsivo. Si diverte ad infrangere le regole, senza esagerare. Nella sua vita sembra interessarsi solo alla sua musica e a Matthew. Nei suoi confronti è molto geloso, potrebbe comportarsi in modi strani. È molto protettivo nei confronti di Matthew, molto spesso lo vizia e quando può averlo per sè non lo lascia mai. Conosce perfettamente il brutto carattere del suo ragazzo e ne è attratto ancora di più. È quello che più si diverte a mantenere segreta la loro storia, non pet paura ma per gioco: gli piace l'idea di non doverlo condividere con nessuno.
    Eventuali poteri: Mmm direi nulla, al massimo vedi te c

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  14. >Alicetta<01
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    Un uh, un bel personaggio in contrasto con gli altri due u.u
    Adesso mi inventerò delle cose diaboliche muahhh XD
     
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    CITAZIONE (>Alicetta<01 @ 8/10/2016, 07:36) 
    Un uh, un bel personaggio in contrasto con gli altri due u.u
    Adesso mi inventerò delle cose diaboliche muahhh XD

    Aspettiamo allora ahaha! :3
     
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